\paperw8895 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Il 31 ottobre 1922 Mussolini form≥ il nuovo governo con i fascisti, esponenti liberali, popolari, democratici e nazionalisti. Il
governo ottenne, con larga maggioranza, la fiducia dalla camera e dal senato, che concessero anche i pieni poteri al presidente del Consiglio per lÆattuazione di riforme fiscali e amministrative. La sanzione parlamentare non cancellava per≥ la gravitα d
i quanto era avvenuto. Per la prima volta nella storia delle democrazie liberali europee e dello stato unitario italiano, il governo era affidato al capo di un partito armato, che aveva una modesta rappresentanza parlamentare, ripudiava i valori della de
mocrazia liberale, esaltava la militarizzazione della politica e proclamava la sua volontα rivoluzionaria di trasformare lo stato in senso autoritario. In questa prospettiva, la ômarcia su Romaö pu≥ essere considerata storicamente il primo passo verso il
regime totalitario, anche se la trasformazione dello stato non segu∞ un disegno preordinato e chiaramente perseguito fin dallÆinizio.\par
Il consolidamento del fascismo al potere avvenne attraverso diverse fasi. Fino al delitto Matteotti (10 giugno 192
4), Mussolini attu≥ una politica di coalizione con altri partiti disposti a collaborare, assimilando le forze affini come lÆAssociazione nazionalista (assorbita dal PNF nel febbraio 1923), servendosi dei mezzi legali di repressione per ostacolare lÆattiv
itα dei partiti antifascisti, e cercando anche di contenere la violenza squadrista, che proseguiva al di fuori del suo controllo. Nello stesso tempo, Mussolini decise di togliere al PNF qualsiasi autonomia per sottoporlo alle sue direttive. Nel dicembre
1922 istitu∞ un nuovo organo supremo del partito, il Gran Consiglio, di cui egli stesso era presidente, esautorando di fatto gli organi dirigenti nominati dal congresso del 1921. Inoltre, con lÆistituzione della Milizia volontaria per la sicurezza nazion
ale (14 gennaio 1923), Mussolini legalizz≥ la milizia fascista, sottraendola al partito e ponendola sotto il suo diretto comando. Queste misure non bastarono a disciplinare il partito, nΘ a frenare lÆanarchico illegalismo dei capi squadristi (i ôrasö) ch
e continuavano a spadroneggiare nelle province, imponendo la loro volontα anche ai rappresentanti del governo. Fra il 1923 e il 1924 il PNF fu investito da una gravissima crisi, provocata dallÆaccorrere di migliaia di nuovi aderenti sul carro del vincito
re e dalle rivalitα di interessi e di ambizioni nella corsa allÆarrembaggio delle cariche pubbliche. Ma la crisi assunse anche carattere politico con il proliferare di fazioni e di Fasci dissidenti e autonomi, e soprattutto con lo scontro fra i ôrevision
istiö, fautori della normalizzazione e della smilitarizzazione del PNF, e gli ôintegralistiö, che esaltavano il ruolo del \i partito milizia\i0 e volevano continuare la ôrivoluzione fascistaö fino alla conquista totale del potere e alla costruzione di u
no stato nuovo. Mussolini, anche se non era insensibile ai miti della ôrivoluzione fascistaö, mirava invece a consolidare il suo potere principalmente attraverso il compromesso con le istituzioni tradizionali, con la chiesa e con il mondo economico, che
formavano lÆeterogeneo fronte dei fiancheggiatori del suo governo. Per ottenere una maggioranza parlamentare pi∙ ampia e sicura, fece varare una riforma elettorale, nota come ôlegge Acerboö, approvata dalla Camera nel luglio 1923, che assegnava un premio
di maggioranza alla lista vincente. Le elezioni politiche dellÆaprile 1924, avvenute in un clima di intimidazioni e di violenze, assicurando una larga maggioranza al governo sembrarono far prevalere la politica mussoliniana. Ma lÆassassinio di Matteotti
, la profonda emozione che il delitto suscit≥ nel paese, la secessione parlamentare della maggioranza dei deputati antifascisti (Aventino), diedero un grave colpo alla politica di coalizione e fecero vacillare il governo. Mussolini riusc∞ comunque ad evi
tare la caduta perchΘ le opposizioni antifasciste non seppero sfruttare politicamente la situazione e soprattutto perchΘ la monarchia e i fiancheggiatori gli confermarono la fiducia, condizionandola per≥, in modo sempre pi∙ pressante, alla realizzazione
di una vera normalizzazione e alla liquidazione dellÆillegalismo fascista. La crisi Matteotti ridiede anche vigore allo squadrismo dei fascisti intransigenti, che costituivano lÆunica vera forza del PNF di fronte al rischio di un licenziamento di Mussoli
ni dal governo. E furono i fascisti intransigenti che alla fine del 1924, mentre il fronte dei ôfiancheggiatoriö cominciava a cedere, imposero al duce la via della dittatura.\par
Con il discorso di Mussolini alla Camera, il 3 gennaio 1925, il fascismo e
ntr≥ in una nuova fase di consolidamento al potere, mentre una raffica di misure repressive del governo e nuove violenze squadriste si abbatterono su partiti, giornali, uomini politici e intellettuali antifascisti. Da questo momento, la storia del fascis
mo si intreccia con la storia dÆItalia, fino alla tragedia della \b \cf4 \ATXht15251 seconda guerra mondiale\b0 \cf0 \ATXht0 .
